Carnevale Romano, affresco di Orfeo Tamburi del 1939 rimasto nascosto per oltre quarant’anni nel seminterrato del Palazzo dell’Anagrafe Civile di Via Petroselli, ex sede di Uffici del Governatorato, all’interno di un ambiente nato come Sala di Rappresentanza, potrà essere ammirato dal pubblico fino a domenica 13 ottobre, nell’ambito delle iniziative per il Tevere Day 2024. Hanno presentato l’iniziativa il presidente dell’associazione Tevere Day, Alberto Acciari (“Per noi è un grandissimo onore aver partecipato a questa iniziativa che è poi la nostra missione: il recupero. Riportare la gente sul Tevere, far notare quanto è importante per la vita, anche economica, delle persone. Il Tevere Day significa tutti noi. Oggi recuperiamo quest’opera fondamentale che apre la porta al Palazzo del Governatore, che non è proprio una meraviglia, ma è ricco di rifiniture e marmi… e sabato e domenica – annuncia – andremo a scoprire le meraviglie segrete dell’Ospedale Fatebenefratelli Gemelli-Isola…”; la presidente del I Municipio di Roma Lorenza Bonaccorsi (“Queste iniziative sono per resistere – ha dichiarato Lorenza Bonaccorsi, presidente del I Municipio di Roma – dobbiamo lavorare ancora alla qualità di un territorio difficile come questo, e siam felici di inserirci nel Tevere Day che ha una visione più ampia della vivibilità. Questa iniziativa è l’affermazione di un principio: riportare qualità e bellezza in luoghi considerati ostili. E questi momenti di riflessione, piccoli mattoncini per resistere e poi costruire qualcos’altro, anche un palazzo brutto può celare bellezza e ricchezza” ); e la professoressa Giulia Ghia, assessore alla Cultura e alla Scuola del I Municipio e storica dell’arte (Il Carnevale Romano è l’unico affresco di Orfeo Tamburi che riuscì a vederne il primo restauro. Era molto famoso per la sua grandissima abilità di disegnare, soprattutto ritratti. E fu una pittrice sua amica, Liana Ferri, che, spaventata dall’impresa che avrebbe dovuto compiere, cedette a lui il compito di dipingere l’affresco che però non venne mai inaugurato e per il quale Tamburi non fu mai neanche pagato”).
Il Carnevale Romano, una delle celebrazioni più antiche e spettacolari della tradizione popolare di Roma, era un evento di grande portata che si teneva nel periodo precedente la Quaresima. Famoso per la sua teatralità, il carnevale univa intrattenimento, satira e coinvolgimento popolare. Al centro delle festività vi erano sfilate di carri allegorici, danze, spettacoli e, soprattutto, la corsa dei cavalli berberi, uno degli eventi più attesi. Si svolgeva lungo la Via del Corso, strada principale di Roma che prende proprio il nome da questa tradizione. I cavalli erano di origine nordafricana, chiamati “berberi” per via delle loro origini nelle regioni abitate dai Berberi ed erano noti per la loro velocità e resistenza. Durante la corsa, i cavalli correvano senza fantino per circa 2 chilometri, partendo da Piazza del Popolo e arrivando fino a Piazza Venezia. Il pubblico si accalcava lungo le strade per assistere alla gara, che era considerata uno dei momenti più spettacolari del Carnevale. I cavalli, lasciati liberi, correvano spinti dall’istinto, e la corsa era caotica e pericolosa, sia per gli animali che per le persone, contribuendo all’atmosfera di eccitazione e anarchia tipica del Carnevale.
Questa corsa risale almeno al XVI secolo e divenne parte integrante del Carnevale romano sotto il papato di Paolo II. All’epoca, il carnevale era una festa del popolo ma anche delle élite romane, e la corsa simboleggiava il contrasto tra ordine e disordine, in pieno spirito carnevalesco. La competizione terminava con la proclamazione del cavallo vincitore, mentre i festeggiamenti continuavano con sfilate, maschere e fuochi d’artificio. Tuttavia, a causa dei pericoli e delle crescenti preoccupazioni per il benessere degli animali, la corsa fu progressivamente abbandonata, fino alla sua definitiva soppressione nel 1883.